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Ai miei amici fisici
con un abbraccio

Lunedì, 18 Ottobre 2004 - 22:34 - Marghe

Qualche giorno fa sono capitata a Pisa in occasione di una laurea alla quale non potevo mancare. Avrei preferito un pugno nello stomaco prima di rimettere piede a Fisica, prima di camminare per quei corridoi, vedere i miei piedi muoversi sotto quelle luci al neon, sentire di nuovo quell'odore che si mischiava a quello della pelle di Albe, e che si univa al mio, che scaldava morbido i miei e suoi abiti in quei freddi inverni universitari- ...
... Cari amici, voglio dirvi grazie.
Lui non è qui, perciò lo faccio io al posto suo.
So bene che non è lo stesso, so bene che avreste preferito non ricevere alcun ringraziamento per la vostra vicinanza; che avreste preferito averlo qui, e magari ascoltare le sue parole, sentire le sue chiacchiere da interista, come le sue "lezioni" appassionate di Fisica.. Io sono la prima a cui manca tutto questo. E vi dico grazie per lui, ma anche da parte mia, perchè sapervi disperati non mi conforta, però mi dà una vaga idea di quanto anche a voi possa mancare Alberto. E' sempre stato una persona enigmatica, o lo si amava o lo si odiava. Non sono molte le persone che lo hanno amato davvero, semplicemente perchè non sono molti coloro che lo hanno conosciuto sul serio. I più si fermavano alla facciata, a quella sua aria stravagante da sognatore saggio... Un ragazzo strano. Chiuso, dicevano. Irritabile. Uno che usciva di rado da casa, uno che preferiva starsene seduto a meditare di fronte all'ennesimo problema da risolvere, di fronte al suo computer, immerso tra i libri aperti, pagine fruscianti al vento freddo dell'inverno guasticciano o allo scirocco estivo.. per lui era indifferente. Eppure aveva un cuore e un mondo tutto suo talmente grandi, dentro, da essere sconfinati. Nemmeno io li ho conosciuti interamente, forse, ma li ho esplorati.. ho viaggiato tanto per quelle strade, e le ho amate totalmente, senza tregua. Strano amore, il nostro. Pochi lo hanno capito, in molti hanno tentato di analizzarlo, o di dargli un nome.. eppure ai nostri occhi era così chiaro, era abbagliante. Le mie lontananze, le sue ritrosie; i nostri interessi così distanti, i nostri pensieri così allineati.. Il battere all'unisono dei nostri cuori, la sincronia perfetta dei nostri respiri- Questo è ciò che contava, e che conta ancora. Dopo sei anni e mezzo passati insieme, e dopo tanto dolore e tanta felicità, non so che cosa mi aspetta, come del resto non so se credere che lui sia qui accanto a me, come in molti tentano di farmi pensare. Ciò che so è che attorno non ritrovo i suoi occhioni, nè la sua voce confortante. La sua buonanotte, la sua testa rasata appoggiata dolce sulla mia spalla, il suo cuscino preferito. Le sue telefonate, la sua voce che fino all'ultimo giorno, col respiratore attaccato e le flebo in vena, ha continuato a sussurrarmi il suo amore. I suoi occhi, anche accecati dall'emorragia mi hanno cercata fino all'ultimo istante. Mi hanno sempre trovata. Gli ho tenuto la mano per tutto il viaggio che lo ha condotto dove non so. Attraverso gli anni, le speranze, le disillusioni, la paura di non farcela, le notti insonni e quelle di sogni spensierati. E continuo a chiedermi il perchè. Il futuro è un buco nero spaventoso, il passato una ferita aperta che non so come sanare. Mi resta solo il conforto di aver amato, e di essere stata amata così tanto. Una gioia che tutti dovrebbero avere nella vita, e che forse non è concessa a tutti.
Lui ha amato tanto anche voi: ricordatelo sempre con lo stesso, immutato affetto.
Se mai lo rincontrerete, so che vi ringrazierà.

A presto-
Marghe.No.*